Piazza Unità d'Italia, Trieste

Weekend in Friuli-Venezia Giulia

Foto di Miro

Pensi al caffè e ti viene in mente Napoli innegabilmente. Ma Trieste è legata al caffè in modo insospettabile tanto da essere considerata la città dei caffè. Probabilmente per un retaggio legato ai Turchi invasori che salirono fino a Vienna dove poi, sconfitti, lasciarono il loro caffè. Trieste annovera una teoria di caffè storici che richiamano i fasti di un passato mitteleuropeo dove il tempo sembra aver qui preso una pausa. Ed è in qualcuno di questi locali che puoi immaginare Svevo e Saba ma anche Joyce o Stendhal sorseggiare un caldo caffè immersi nei loro pensieri. ‘Le vie del caffè’ è una manifestazione che da 1998 nel periodo delle feste di Natale anima le vie di Trieste per vivacizzare le strade di una città a volte troppo distratta ma che ritrova durante quei giorni, lo stimolo per passare del tempo nei caffè.
Meritano una visita speciale questi luoghi che vi suggeriamo.

Caffè Tommaseo è il più antico della città dal momento che vide luce nel 1830. Anche se restaurato recentemente, è stata totalmente rispettata l’ambientazione elegante che annovera decorazioni del pittore Gatteri e specchiere provenienti dal Belgio e risalenti al XIX secolo.
Caffè San Marco, aperto nel 1914 e distrutto durante la grande guerra, fu ricostruito negli anni Venti e da allora è luogo di incontro di intellettuali. Qui Saba e Svevo passavano molto del loro tempo libero.

Nella centralissima Piazza Unità d’Italia si trova il Caffè degli Specchi, sorto nel 1839 e ultimamente rinnovato. Il locale, al piano terra di Palazzo Stratti, è da sempre il salotto buono di Trieste e immancabile location per farsi notare.
Una visita è consigliabile per conoscere il Caffè Tergesteo anche se restauri recenti che dovevano assegnargli un anima di Fin de Siécle, hanno lasciato poco o niente dell’originale e il Caffè Stella Polare che, nato nel 1867, divenne il luogo di ritrovo degli alleati di stanza nella città durante la seconda guerra mondiale che qui si divertivano nella sala da ballo che oggi non svolge più quella sua funzione originaria.

Lassù sulle montagne

Friuli una vista della Valle del Piave

Maggio 1915-Novembre 1917 il Friuli vide gli orrori della grande guerra con scontri tra gli eserciti italiano e austroungarico che, nel Carso, sull’Isonzo, nelle Alpi e Prealpi Giulie, sulle Alpi Carniche e lungo il Tagliamento si fronteggiarono duramente rendendo celebre la disfatta di Caporetto. Oggi esiste un forte interesse turistico per conoscere le zone della regione dove i segni delle battaglie sono ancora visibili e che grazie a carrarecce e a sentieri alpini, si possono raggiungere avendo modo di conoscere i vari musei all’aperto dove sono conservati nello stato originale, resti di strutture belliche che furono allora utilizzate. Molti sono gli itinerari dedicati alla prima guerra mondiale che attraversano paesaggi di incantevole bellezza dove non sembra neppure possibile che possano aver ospitato tali orrori.
Chilometri di trincee, postazioni di artiglieria, monumenti e camminamenti caratterizzano il Carso, vero e proprio museo all’aperto che testimonia i vari momenti dello scontro tra italiani ed austroungarici. Da visitare a Duino Aurisina il museo all’aperto di Monte Ermada.

Da Monfalcone al monte Sabotino possiamo scoprire i campi di battaglia dell’Isontino che oggi si sono tramutati in luoghi della memoria e che sono visitabili nei musei all’aperto di Monte Calvario (Gorizia); di Monte Sabotino (Gorizia e confino Sloveno); nel Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone; nella Dolina del XV Bersaglieri (Fogliano – Redipuglia) e nel museo all’aperto di Monte San Michele e itinerario di San Martino del Carso (Sagrado).
Ma anche le Valli del Natisone e le Prealpi Giulie offrono uno spaccato che testimonia uno dei luoghi tragicamente più famosi della prima guerra, Caporetto che si può conoscere visitando il museo all’aperto del Na Gradu – Monte Kolovrat a Drenchia e a Caporetto in Slovenia.

Altri siti raccolgono il testimone di quella guerra nel Friuli Collinare lungo il Tagliamento (Ragogna, Forgaria, San Daniele); sulle Alpi Giulie che era il confine tra l’allora Regno d’Italia e l’Impero Austroungarico con itinerari ad oltre 2000 metri di altitudine (Dogna, Malborghetto, Valbruna) e lungo le Alpi Carniche dove trincee, camminamenti e postazioni possono essere comodamente visitate da tutti senza difficoltà nei musei all’aperto di Freikofel/Cuelàt e del Pal Piccolo, ambedue a Paluzza in Italia e a Mauthen nel versante austriaco.

Roma? quasi..

Museo Archeologico Nazionale di Aquileia - Villa Cassis Faraone - Sede del Museo
Foto di Wikipedia

181 anni prima di Cristo, i romani fondarono Aquileia in terra friulana. Definita la seconda Roma per la sua bellezza, fu una delle più ricche città dell’Impero Romano. I ritrovamenti causati dagli scavi hanno permesso di riportare alla luce, resti di un foro, di una basilica, di un sepolcreto, di pavimenti fatti in mosaico, di fondazioni di case, di un porto fluviale, di statue della Via Sacra e altro ancora tanto che l’UNESCO, data l’eccezionale importanza, ha assegnato ad Aquileia il titolo di Patrimonio dell’Umanità.

E’ imperdibile visitare il Museo Archeologico di Villa Cassis, uno dei più importanti punti presenti in tutta l’Italia settentrionale, che annovera reperti tutti recuperati ad Aquileia o nelle sue vicinanze e che sono rappresentanti da vetri, ambre, gemme incise, mosaici pavimentali e da un patrimonio epigrafico e lapidario di notevole interesse.

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