Weekend in Campigna

Benvenuti in un piccolo pezzo di paradiso, benvenuti in Campigna

Campigna

Istituito nel 1993 il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna è un’area meravigliosamente estesa, capace di estasiare e stupire in tutte le stagioni dell’anno e si trova a cavallo tra due regioni, L’Emilia Romagna e la Toscana.

Sasso Fratino è la prima riserva naturale integrale istituita in Italia nel lontano 1959 ma di spettacolare bellezza è anche quella della Pietra.

Qui si trovano ancora cervi, lupi, aquile reali. I boschi infondono in chiunque si inoltri tra i suoi maestosi alberi un profondo senso di infinito.

La natura abbraccia l’uomo e la storia di questi luoghi porta ancora le tracce di queste presenze che non hanno mai snaturato l’ambiente circostante ed hanno convissuto in un perfetto equilibrio.

La vita nelle Foreste Casentinesi è in continuo fermento grazie alle attività promosse dall’Ente Parco ed esplorare le civiltà di quei centri abitati che proseguono nel tramandare le tradizioni secolari stimola continue suggestioni. Basti pensare solo all’Eremo di Camaldoli che ne è un esempio molto conosciuto e a cui dedicheremo un articolo ad hoc.

Le foreste millenarie attirano ogni anno milioni di turisti ed appassionati della flora, della fauna, della cultura, tutto ancora perfettamente conservato. Con oltre 600 km di sentieri, percorribili a piedi o in bici l’offerta escursionistica è davvero impareggiabile. Tra tutti si segnalano ben 20 itinerari dedicati alle  mountain bike e di recente ideazione sono anche due sentieri natura ad alta accessibilità percorribili anche da non vedenti, persone in carrozzina o con gravi difficoltà di deambulazione.

L’Ente Parco mette a disposizione dei turisti una serie di guide escursionistiche ben fatte, pratiche e precise, acquistabili direttamente attraverso il sito internet dell’organizzazione che è sempre bene visitare prima di intraprendere qualsiasi iniziativa per rimanere aggiornati sulle condizioni del territorio e soprattutto sulle sagre e le iniziative in calendario.

Tra le esperienze che caldamente consigliamo è quella di partecipare alle escursioni notturne per ascoltare il bramito del cervo, un’esperienza davvero emozionante, così come il safari notturno sul minibus a bassissimo impatto sulla natura organizzato di frequente dall’Ente Parco.

Immersi nella maestosità delle millenarie foreste si respira un profondo senso di infinito

Campigna

Scendendo più nel particolare quelli che vi proponiamo è uno dei weekend più suggestivi e completi, ovviamente secondo il nostro parere, che questo territorio possa offrire, ma sono anche un’ottima base di partenza per farvi venire la voglia di scoprire ancora più a fondo questi luoghi.

Il tracciato che andiamo a descrivervi è ribattezzato “Antichi sentieri sul Bidente delle Celle” e si articola in tre giorni di cammino con percorso piuttosto facile alternato a pernottamenti in rifugio. In questo weekend si percorrono circa 27 km, ma non spaventatevi, i tracciati pensati di giorno in giorno non occuperanno più di 3 ore e mezza di cammino, dandovi così la possibilità di godere a pieno degli scorci, dell’aria e delle bellezze naturali che vi circonderanno e offrendovi anche grandi possibilità di incrociare lungo il percorso la fauna che liberamente circola nei meandri della foresta, lontano da occhi indiscreti.

La difficoltà del tracciato è classificata come turistica anche se attraversa una delle zone considerate più selvagge e pittoresche dell’area protetta. Si risalgono le ripe Toscane, si sfiorano le cime dei monti Falco e Falterona per poi scoprire la foresta della Campigna e il Castello del Corniolo.

Il punto di partenza e di arrivo di questo itinerario ad anello è la frazione di Lago, un piccolo borgo nei pressi di Corniolo. Da qui si imbocca la strada sterrata sulla destra che si trova poco prima del ponte della strada statale e si procede fino ad arrivare ad una sbarra. Si avanza ancora per 600 metri sulla strada bianca prima di imboccare il sentiero vero e proprio.

Da questo punto in poi si segue quasi fino alla fine il sentiero 261. Inizia la salita ma anche i panorami si fanno più intensi: alla vostra destra, si può scorgere sul versante opposto a quello che si sta percorrendo, ciò che rimane del Castello del Corniolino. Il percorso alterna sentieri battuti a tratti rocciosi e proprio nel momento in cui iniziano gli spuntoni vi renderete conto di essere giunti alle Ripe Toscane. Il paesaggio è inconfondibile: vedrete il Fosso delle Celle e i dirupi caratteristici. Uno sforzo in più è richiesto per intraprendere la ripida salita che porta a Fossa dove si trova un piccolo agglomerato di case, ma superata l’asperità del terreno potrete rifiatare e riposare qualche momento per riprendere le energie necessarie per continuare in questo piacevole cammino. Qui potete anche permettervi una piccola deviazione per visitare Pian del Grado, Borgo dell’alta Valle del Bidente fino a qualche tempo fa ancora abitato. Terminata la visita potete serenamente riprendere il vostro itinerario alla volta del rifugio Fontanelle. Il sentiero 261 si inserisce nel 301 per poi salire fino a Costa Poggio Corsoio e alla comoda strada forestale che vi condurrà al rifugio.

Senza che ve ne siate accorti avrete percorso ben 11 chilometri immersi nelle meraviglie della natura, tra storia e paesaggi mozzafiato.

La notte trascorre al rifugio Fontanelle, situato a 1.389 metri di quota. Il rifugio è aperto 365 giorni all’anno. Nei mesi invernali questo rifugio viene dato in autogestione oppure, se in comitiva, si può concordare il servizio di ristorazione. Nella bella stagione, invece, il gestore è sempre presente e per questo tutti  i servizi sono assicurati.

Vista la durata ridotta dell’itinerario previsto per la seconda giornata potete decidere di partire con molta tranquillità, magari anche a mattino inoltrato, approfittando dell’ospitalità delle Fontanelle per fare un’abbondante e ricca colazione.

Zaino in spalla, scarpe ben allacciate e imbracciate eventuali racchette per viaggiare più spediti, si parte alla volta della Fonte di Sodo dei Conti, luogo da cui nasce il Bidente delle Celle. Si arriva così sul crinale e di nuovo il panorama riempie gli occhi e il cuore. Si procede verso destra e da qui si incontreranno sul tracciato alcuni cartelli che segnalano la presenza della riserva integrale. Un po’ di fatica in questo caso non guasta e si sale fino a 1658 msl raggiungendo la vetta del Monte Falco. Una volta rifiatato e gustato il panorama si riparte verso il Falterona, ma se non volete osare tanto, da Sodo dei Conti imboccando il sentiero “00” si arriva ai pascoli e i prati della Burraia. Da qui si incrocia il bivio sulla strada asfaltata che conduce a Posticino. Manca poco a Campigna e per raggiungerla in fretta ma soprattutto godendovi a pieno l’escursione, vi consigliamo di attraversare il sentiero natura per respirare un’aria diversa quella della millenaria abetina, costeggiando il Fosso Abetio per vedere da vicino anche i nidi della formica Rufa. A questo punto siete arrivati all’Albergo Lo Scoiattolo e anche l’itinerario della seconda giornata si può considerare concluso.

Lo Scoiattolo, che originariamente era una locanda, fin dall’inizio del ‘900 è presente in questi luoghi ed era punto di riferimento per i boscaioli e le guardie forestali.

Oggi è un conosciutissimo albergo aperto tutto l’anno. Tra l’altro la struttura è anche convenzionata con gli impianti di risalita e le piste da sci: un motivo in più per ricordarsi di questo splendido luogo. Se d’inverno è il popolo degli sciatori a vivere a pieno queste zone, d’estate sono fotografi e naturalisti a colonizzarlo e “Lo Scoiattolo” è effettivamente punto di riferimento per chi ama fare escursioni in bici, cavallo o a piedi.

Terzo e ultimo giorno, quello ahinoi del rientro a casa. E’ tempo di lasciarvi alle spalle Lo Scoiattolo e di imboccare il sentiero 259: da qui si arriverà, dopo aver passato Colla Tre Faggi, a Monte della Maestà, dove il Bidente delle Celle diventa Bidente di Campigna. Si tratta del crinale che avete scorto all’andata e se il Castello del Corniolino lo potevate vedere solo a distanza, oggi invece lo attraverserete toccandone con mano i resti dell’antica struttura un tempo appartenuta ai Conti Guidi. Il sentiero confluisce sulla strada provinciale che vi condurrà a Lago, esattamente da dove siete partiti.

Questo è solo un esempio ma sul sito del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna potrete trovare altri chiari e semplici itinerari, di tre, due e anche di una sola giornata, tutti più o meno impegnativi a seconda della vostra preparazione.

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Cosa mangiare a Campigna Per chi è alla ricerca di nuovi sapori

Cappellacci
Piatto ferrarese a di base è la zucca. La loro forma ricorda, cappelletti e tortellini e vanno serviti o in brodo o burro e salvia.
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Piadina
Semplice impasto di farina, strutto e sale trasformato in un disco cotto su un piano di pietra e servito guarnito di prosciutto e squaquarone
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Zampone
Prodotto con un impasto di carni suine, avvolto dall'involucro formato dalla zampa di un maiale e dopo averlo lessato si gusta da solo o con lenticchie.
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Squacquerone
E’ un formaggio fresco e cremoso di colore bianco caratteristico Romagnolo, oggi diffuso non solo in Emilia Romagna . Si usa metterlo sulle piadine.
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Prosciutto
Insaccato prodotto dalla coscia del maiale che viene conciata e stagionata in appositi depositi. Il più famoso per la sua dolcezza è quello di Parma.
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Tortellini in brodo
Piatto tipico emiliano e composti da sfoglia ripiena di carne, prosciutto, mortadella, uova, parmigiano e aromi e poi cotti nel brodo.
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Zuppa di anguille
Tipico piatto di Comacchio dove le anguille si preparano con cipolla, odori, pomodori, scorza di limone e aceto.
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Anolini
Gli anolini parmensi sono un composto di mollica, parmigiano, uova e spezie. Generalmente si servono in brodo.
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