fuori porta

Weekend fuori porta

Foto di luigi alesi

A volte può essere un piccolo grande problema quello di scegliere la meta per andare a fare un week end fuori porta. Magari è primavera, oppure un autunno mite e soleggiato e anziché stare rinchiusi in casa, ci assale il desiderio di fare qualcosa di differente dal solito e conoscere, perché no?, dei posti che possano regalarci una pausa di tranquillità e che non siano costipati da turisti vuoto a perdere. Luoghi dove eventualmente fare un picnic con la famiglia arrangiandoci con quello che si ha in casa e senza doversi preoccupare di avere chissà quali strumenti infernali che solitamente accompagnano gli appassionati del plen air. L’Italia, per nostra fortuna, è piena di questi luoghi che magari si riempiono solo in certe particolari circostanze come la Pasquetta o il primo maggio ma che per il resto del tempo, restano totalmente vivibili e a disposizione di tutti coloro che li conoscono e ne apprezzano la bellezza.
Una breve scelta del tutto personale, è quella che segue.

Dozza, un borgo pitturato

A 25 chilometri da Bologna e a 6 da Imola, si trova uno dei cento ‘Borghi più belli d’Italia’. E’ la cittadina medioevale di Dozza, arrampicato sul un dolce crinale di un’altura che sovrasta la valle del fiume Sellustra. Dozza è una cittadina d’arte. Ma quell’arte un po’ speciale in quanto le mura delle case, delle strade e delle piazze sono totalmente riempite di murales che trasformano l’arredo urbano in un vero e proprio museo a cielo aperto. Sono circa un centinaio le opere che prestigiosi artisti  di arte contemporanea  provenienti da tutto il mondo hanno dipinto per arricchire questa incredibile scenografia. Dozza presenta un centro storico cinto da mura e si sviluppa conservando tutto l’impianto originale a forma di fuso di origine medioevale dove la poderosa Rocca Sforzesca in cima al paese si integra perfettamente con l’abitato. Oltre ad una doverosa visita della Rocca voluta da Caterina Sforza e poi trasformata nel Palazzo Malvezzi Campeggi, dove si visiteranno gli appartamenti del piano nobile, il salone, le camere, le prigioni, i luoghi di tortura ed i camminamenti, non si può non visitare l’Enoteca Regionale che ha sede nei sotterranei della Rocca Sforzesca e che annovera oltre ottocento etichette di vini selezionati.

La Valle del Treja e le Cascate di Montegelato

Valle del Treja, Monte Gelato, Lazio

E’ la bellezza del Parco Regionale della Valle del Treja la meta scelta per trascorrere in armonia un week end all’insegna di natura e storia. Il parco si estende su un’area di 650 ettari intorno al fiume Treja che è un affluente del Tevere ed interessa i comuni di Mazzano Romano e di Calcata. La peculiarità del territorio è la presenza delle forre, ossia pareti verticali scavate nelle rocce vulcaniche dall’erosione delle acque del Treja  che sono immerse in un paesaggio composto da delicate alture coltivati a vigneti, uliveti, noccioleti e a orto. Altra caratteristica è rappresentato in alcuni punti da pittoresche cascate grandi e piccole, frutto del lavorio delle acque, tra le quali spiccano quelle di Monte Gelato nella quale corrispondenza sorge un antico mulino. Circa la metà dell’area del Parco della Valle del Treja è coperta a boschi di querce, acero e nocciolo che offrono una particolare scenografia molto cinematografica. Al centro del Parco campeggia un’importante area archeologica che risale addirittura all’età del bronzo. Numerose anche le necropoli che testimoniano l’importanza di questo luogo sin dall’antichità. Molti di questi reperti sono visibili al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma e al Museo Archeologico di Civita Castellana ma nel Parco si possono ancora ammirare resti di tombe, vie di comunicazione, cunicoli e fortificazioni e, ai piedi di un’altura (Monti Li Santi) proprio sulla sponda destra del fiume sono visibili i resti di un antico edificio dedicato al culto della fertilità.
Una nota speciale merita Monte Gelato, meta di gite fuori porta e uno dei luoghi più suggestivi di tutto il Parco. Qui sono state ritrovate tracce di una villa del I secolo a.C. dell’epoca Augustea che con il tempo, fu trasformata in mausoleo per poi subire nuove trasformazioni.
La bellezza del luogo e la naturale scenografia fu notata da Rossellini che reputò Monte Gelato luogo adatto per le sue riprese di ‘Francesco giullare di Dio’. Il luogo divenne così una location cinematografica e si prestò per riprese di pellicole storiche ma anche western, ospitando veri e propri teatri di posa all’aperto per le parodie di Franco e Ciccio, i film di Bud Spencer e Terence Hill, ma anche molti Decameroni.

Candelo, un'affascinante paesino antico in Piemonte

Candelo, Piemonte

E’ in provincia di Biella che si trova un antico borgo piemontese che possiede il più intatto dei ricetti, ossia quei recinti fortificati che veniva utilizzati come depositi per i frutti della terra: si tratta di Candelo. Il fascino di questo paesino antico lo si ritrova nei tetti di lose, tipiche lastre di pietra utilizzate come tegole, nelle travi e nel legno che caratterizza il paesaggio. Immerso nel territorio boschivo chiamato Baraggia e facente parte della Riserva naturale orientata delle Baragge quello che colpisce il visitatore è la struttura medioevale fortificata, che fu realizzata dalla comunità locale e che doveva servire agli abitanti a proteggere le cose più preziose come granaglie e vino o la stessa popolazione. Il Ricetto è quasi interamente edificato con ciottoli prelevati dal fiume e disposti a spina di pesce, graniti del territorio e mattoni. L’area di 13000 metri quadrati è a pianta pentagonale e ai suoi estremi si elevano quattro torri rotonde ed una quadrata. Oltre alla bellezza del luogo perfettamente conservato, sono da visitare la Casa del Principe ed il Palazzo Comunale che catturano l’attenzione del visitatore.

Civita di Bagnoregio, la 'città che muore'.

Bagnoregio, Lazio
Foto di Andrea

‘La città che muore’ così è chiamata Civita, una frazione di Bagnoregio in provincia di Viterbo. Civita è un isola sperduta su di una montagna e collegata attraverso un ponte che può essere percorso solamente a piedi. E’ isolata in quanto il piccolo paesino è arroccato su di una collina tufacea che è in progressiva erosione rendendo precaria la sua sopravvivenza tanto che è popolata solo da una dozzina di abitanti che restano fedeli alla loro appartenenza. La bellezza di questo paese risiede proprio in questa caratteristica e nel panorama circostante della vallata che, proprio a causa di questo fenomeno di erosione, ha dato vita alla formazione di calanchi che si sono formati sulle due valli principali: il Fossato di Rio Torbido ed il Fossato di Rio Chiaro. Civita ha origini etrusche e anticamente collegava la valle del Tevere al vicino lago di Bolsena. Si accedeva a Civita attraverso cinque porte delle quali ne è restata solo una, quella di Santa Maria o della Cava. L’impianto urbanistico è costituito da cardi e decumani proprio come si usava a quel tempo però l’arredamento urbano è tipicamente medioevale e in parte rinascimentale. Di quel passato restano testimonianze che si evincono in un profondo tunnel detto ‘Bucaione’ che rimane nella parte più bassa del paese e che permetteva l’accesso alla Valle dei Calanchi. Ma l’erosione e la precarietà di Civita era ben nota anche agli etruschi e agli stessi romani che edificarono imponenti opere di canalizzazione e di contenimento, già avviate dai precursori etruschi. Notevoli, all’interno del borgo, le case, la chiesa di San Donato che si erge sulla piazza principale, il Palazzo Vescovile e un mulino risalente al 1500. Immergersi in questa atmosfera, sarà come fare un tuffo nel passato dove poter ascoltare il silenzio rotto solo dai propri passi.

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